NAPOLI
IL GRANDE ARCHIVIO
La conservazione della memoria Con la legge organica del 12 novembre 1818 Ferdinando I riprese e -in alcune parti- ampliò la legislazione del Decennio francese. L’articolo 2 recitava: “Vi sarà un grande archivio in Napoli, ed un archivio in ciascuna provincia de’ nostri dominj al di quà [sic] del Faro. Saranno egualmente conservati negli attuali locali gli archivj della Cava, di Montecasino [sic] e Montevergine”. Nel 1835 Ferdinando II, con reale rescritto del 25 aprile, destinò quale sede per la conservazione dei documenti il complesso conventuale dei Santi Severino e Sossio che, dopo essere stato sottoposto ad un lungo lavoro di restauro, andò a sostituire gli antichi e ormai angusti spazi di Castel Capuano. Il Grande Archivio del Regno poté così essere ufficialmente inaugurato nel 1845, in occasione del Settimo Congresso degli Scienziati Italiani che si svolse a Napoli. Oggi l’Archivio di Stato di Napoli è più che mai degno di rappresentare il deposito della memoria storica dell’intero Mezzogiorno d’Italia: ne fanno fede le sue quattrocento sale, aule e corridoi, che ricoprono una superficie di circa venticinquemila metri quadri, per un totale di cinquecentoventimila tra fasci, buste, volumi, fascicoli, fogli e registri, e di ventiquattromila pergamene. Dopo l'ultima guerra fu acquisito l'archivio di Francesco II ultimo re contenente anche ricordi e cimeli personali e legati all'ultimo periodo ed alla difesa di Gaeta. In una piccola esposizione questi cimeli verranno presentati al pubblico nella sala detta Borbone che contiene l'archicio di Casa Reale. (mostra a cura di Marina Azzinnari)
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